I ♥ MONTECAMPIONE

Montecampion'è per sempre!

Mercoledì a Montecampione, parliamo di funghi con Dario Dogali – Tartufi!

| 0 commenti

Buongiorno a tutti,

come vi avevo anticipato la scorsa settimana, vi parlerò di Tartufi.

Come, tartufi a Montecampione? Mi sembra di vedervi ancora strabuzzare gli occhi… e vi ripeto… sinceramente non lo soforse sì, forse no…bisogna provare a cercarli. Intanto inizierò questo ultimo mio articolo che sarà anche abbastanza lungo, con un racconto, il racconto di un vero tartufaio: “i Ricordi di Paolo…dai sogni alla realtà”.  Paolo è uno dei miei due Amici, esperti tartufai, che presto conoscerete e con i quali proveremo a cercare, probabilmente nelle prime settimane di settembre, i tartufi a Montecampione. Ringrazio Paolo di avermi autorizzato a pubblicare i suoi Ricordi.                                                   

(già edito sulla RIVISTA MENSILE – ANNO IV N° 79 – FEBBRAIO 2018 – PASSIONE FUNGHI E TARTUFI – Editore: Erredi Grafiche Editoriali – Genova)

I ricordi di Paolo

……dal sogno alla realtà……

Cari lettori, buongiorno a tutti, mi presento:

mi chiamo Paolo Bolis e abito da qualche anno in un paese sul Lago di Garda con la mia famiglia e con i miei due cani Spedy e Schon. Oggi vorrei raccontarvi come è nata la mia passione per la ricerca del tartufo.

Fin da ragazzo ho sempre sentito parlare di questo pregiatissimo tubero, in famiglia poi c’era zio “Berto”, appassionato tartufaio e fu lui che una sera mi prese in disparte e mi disse… Paolo che fai domani… voi venire con me a tartufi così vedi come si fa e magari prendi anche tu passione. Ancora oggi non posso dimenticare quel momento, il mio primo approccio al tartufo con zio “Berto” che così iniziava a portarmi nei “sui posti” che per un tartufaio vero sono sempre un poco “segreti”.

Gli dissi subito di sì, non stavo più nella pelle dall’emozione, avevo circa 20 anni e in quegli anni altre erano le mie passioni, peraltro molte comuni nei ragazzi della mia età, qualche amico fidato, qualche amica ma niente di particolare, ma quelle a cui più dedicavo tempo erano la caccia e i funghi che mi davano la possibilità di frequentare la campagna con i suoi grandi spazi aperti e i boschi e poi la pesca (quest’ultima l’ho poi trasmessa insieme ai tartufi a mio figlio Stefano)… ma ora quell’invito di zio “Berto” faceva passare in second’ordine tutto. Venne sera, andai a coricarmi prima del solito perché bisognava alzarsi presto ma fu una notte insonne e con mille pensieri che mi frullavano nella testa, desideravo intensamente che venisse subito mattina.

Mi ricordo perfettamente quella mattina di dicembre, siamo usciti di buon’ora, faceva freddo, la luce della prima alba iniziava a rompere il cielo carico di nuvole, ma anche questo passava in second’ordine, lo zio “Berto” camminava davanti tenendo faticosamente al guinzaglio il suo Spedy, fedele compagno di ricerca, che letteralmente lo trascinava, e io dietro di loro, emozionato e in silenzio assoluto, sentivo solo l’ansimare di Spedy, dopo poco siamo arrivati in uno dei posti dove zio “Berto” andava spesso e subito iniziarono le ricerche. Rimasi stupefatto nel vedere come questo piccolo meticcio bianco riusciva a trovare il tartufo, ero così colpito che rimasi tutta la mattinata in silenzio a guardarlo fino a quando zio “Berto” mi propose di raccogliere personalmente ciò che Spedy aveva appena trovato; fu in quel momento che tra le mani tenevo, per la prima volta, il famoso tartufo. Aveva un profumo buonissimo, annusandolo mi accorsi che odorava dei profumi della terra; pensai tutto il giorno a questa bellissima esperienza, all’emozione provata nel vedere come il cane ricercava il tartufo, come lo bramava nello scavare e poi della sua felicità per averlo trovato e per la carezza e il premio (di solito un pezzo di biscotto) che riceveva da zio “Berto”…erano in perfetta simbiosi, un uomo e un cane… un’unica cosa, oserei dire un unico essere vivente….. e poi tutto il resto, il passeggiare nei monti, tra gli alberi, imparare a conoscerli per capirne la simbiosi con i tartufi, osservare la natura e respirare aria pulita. Ma in quel momento e per molti anni ancora questa magnifica esperienza la accantonai per dedicarmi alle passioni che più allora mi appagavano, la caccia, la pesca e i funghi prelibati (porcini e finferli in particolare e poche altre specie), fino a quando un giorno venne di nuovo a trovarci zio “Berto” che nel frattempo continuava a seguire la sua passione; mi regalò dei tartufi; li tagliai, li annusai e rimasi di nuovo stupefatto per il loro aspetto e il profumo che emanavano e in quel momento i ricordi di quella bellissima mattinata riaffiorarono nella mia mente e così decisi di trovare dentro me la forza di mettermi in gioco e di provare……..

Proprio in quei giorni, grazie al mio lavoro, conobbi Franco Pastorello, anche lui aveva intrapreso da poco questa passione; mi disse che a breve si sarebbe svolto a Brescia un corso per ottenere il patentino per l’autorizzazione alla ricerca e raccolta dei tartufi. A casa ne parlai subito a mio figlio Stefano, insieme decidemmo di iscriverci e a fine corso ottenemmo il “patentino”. Ora ci mancava la cosa più importante: il cane. Abbiamo iniziato così la nostra ricerca e dopo varie osservazioni abbiamo deciso di prendere un Cocker spaniel, lo chiamammo Dik. Fin dai primi allenamenti avevo capito che aveva un fiuto eccezionale ma purtroppo poco tempo dopo cominciò a far fatica a reggersi in piedi, riducemmo le uscite anche se dai sui occhi si capiva quanto desiderava esserci e uscire insieme, ricordo anche che negli ultimi tempi lo portavo con me in uno zaino perché non aveva più la forza di camminare, arrivati sul posto lo appoggiavo delicatamente per  terra e anche se non riusciva a scavare con la zampetta mi indicava il luogo dove era presente il tartufo. Lo portammo diverse volte dal veterinario ma la diagnosi era sempre quella e sempre senza speranze, malattia rara, incurabile. Poco tempo dopo Dik ci lasciò; fu per me e per la mia famiglia una perdita molto importante, Dik per noi non era solo un cane, era il nostro Dik, parte importante della nostra famiglia e per me anche un Amico.

Fui sul punto di mollare tutto poi, qualche tempo dopo la scomparsa di Dik, Stefano ed io decidemmo di prendere un Lagotto romagnolo, così mi misi in contatto con un amico che conosceva una persona in provincia di Piacenza che disponeva di una cucciolata di Lagotti; pochi giorni dopo eravamo sul posto a vedere questa bellissima e vivacissima cucciolata; un piccolo cucciolo bianco e nero attirò subito la nostra attenzione e immediatamente ne rimanemmo “colpiti e innamorati”. Decidemmo quindi di acquistato; mio figlio Stefano lo chiamo Spedy. Iniziammo il suo addestramento e dopo qualche tempo arrivò anche per lui il tempo di fare la sua prima esperienza, lo portammo in un terreno con presenza di noccioli, cominciò subito a girovagare con il naso puntato a terra, poco dopo annusò qualcosa ai piedi di un argine e iniziò a scavare……lo vidi risalire con in bocca il suo primo tartufo, si trattava di un “nero”, lo scorzone, il Tuber aestivum…..ricordo come fosse ieri che ero talmente ammirato e al settimo cielo che mi sono inginocchiato verso di lui e gli diedi un grosso bacio in mezzo alla sua piccola testolina tutta piena di riccioli e gli sussurrai: “ io e te per sempre”.

Ora anche se sono passati diversi anni dal suo primo tartufo, tutte le volte che trova un tubero riesce a regalarmi delle fortissime emozioni. In questi anni, grazie alla passione per il tartufo ho scoperto nuove amicizie; attraverso un amico comune ho incontrato Ezio Venturini, un fungaiolo dalla nascita, che mi aveva chiesto delle nozioni su come poter addestrare la sua cucciolina di Lagotto per intraprendere così la “vita del tartufaio”. Sin dal primo momento ho capito subito che era una persona di cui ci si poteva fidare, una persona sincera. Abbiamo deciso quindi di fare un’uscita assieme, io con Spedy e Ezio con la sua “lagottina” di nome Pepita Lecky de la Mitria; quella mattina, di buon’ora, ci siamo recati in una delle mie postazioni, subito Spedy incominciò il suo lavoro di “cavatore”, ricordo che Ezio era molto felice e meravigliato, in quel momento iniziò così anche l’addestramento di Pepita, le facevo raccogliere tutto ciò che Spedy localizzava con il suo fortissimo fiuto. Ricordo Ezio molto emozionato nel vedere la sua Pepita con il suo primo tartufo.

Nel corso di questi anni continuando ad uscire con Spedy mi sono accorto che ormai era diventato un cane esperto nel suo lavoro, ma abbiamo notato che si sentiva solo e quindi mio figlio Stefano decise di prendere un altro cucciolo. Attraverso amici siamo venuti a conoscenza di una cucciolata di Cocker spaniel e così abbiamo deciso di adottare un altro cucciolo e lo abbiamo chiamato Schon. Come per l’arrivo di Speady anche per l’arrivo di Schon eravamo tutti entusiasti e abbiamo iniziato subito il suo addestramento; anche lui era molto portato in questa attività e dopo poco tempo abbiamo deciso che era arrivato il momento della sua prima uscita così chiesi a Ezio di venire con me. Appena entrati nel bosco Schon iniziò a fiutare qualcosa e scomparve dalla nostra vista, non riuscivo a capire dove fosse finito ma poco dopo riapparve con un tartufo in bocca, in quel momento Ezio disse questa frase che non scorderò mai: “se non lo avessi visto con i miei occhi non avrei mai creduto che un cucciolo di soli 3 mesi fosse così sveglio e bravo in questo campo”. Col passare del tempo la mia amicizia con Ezio si è rafforzata e un giorno siamo stati invitati in una zona della Valvestino per vedere se potevano esserci dei tartufi, andammo e fu una giornata molto proficua, ne trovammo diversi e di varie specie, anche di non commestibili ma utili per approfondire le nostre conoscenze. È stato in quell’occasione che ho conosciuto Dario Dogali (amico di Ezio da anni è un ricercatore e studioso in particolare dei funghi della Franciacorta e che ha pubblicato due interessanti libri sui funghi reperiti in quel territorio; Ezio e Dario sono entrambi soci da anni del Circolo Micologico G. Carini di Brescia) e la sua cagnolina Anita, meticcia, quasi tutta nera, incrocio tra una Dalmata e un Bracco, anch’essa da tartufi, che chiamiamo con affetto la “veciasina” per via della sua età (13 anni ben portati). Da quel giorno è nata anche questa bellissima amicizia e tutt’oggi, quando è possibile, usciamo tutti e tre con i nostri bellissimi amici di ricerca, i nostri Spedy, Schon, Pepita e Anita. Grazie a questo bellissimo hobby ho conosciuto persone stupende ed è grazie a Ezio Venturini, Dario Dogali e Luigi Panella che sono venuto a conoscenza di questa stupenda e interessante rivista, ho trovando anche la “forza e il coraggio”, per uno come me non abituato a queste cose, di scrivere questo articolo che è un poco il racconto del mio inizio e del proseguimento di questa mia affascinante esperienza, con la speranza di non avervi troppo tediato.

…oggi qui sul Garda è quasi sera, fuori piove, chissà come sarà il tempo domani….confesso, non mi interessa guardare le previsioni meteo, domani mattina guarderò fuori dalla finestra e poi deciderò, come fanno tutti i tartufai…intanto ho già preparato tutto quello che mi serve…passo a salutare Spedy e Schon che sonnecchiano sulle loro poltrone….una carezza a ciascuno e via a letto….ma come al solito non dormirò molto e incomincio a pensare dove andare e mi vedo già in cammino…sono le 5,27, sono già in macchina con i miei due compagni di ricerca…non piove…la luce dell’alba inizia a rompere, come tanti anni fa, il cielo ancora carico di nuvole dense e nere di pioggia, ma non importa….è troppo bello assaporare anche questi momenti di contatto con la natura, nel silenzio dell’alba…….

Un particolare ringraziamento a Stefania Leali che mi ha aiutato a raccontare la mia storia.

un saluto da Paolo, Speady e Schon

(i miei inseparabili compagni di ricerca)

Nella terminologia dialettale, i Tartufi, sono conosciuti come “Trifole

50-60 anni fa i boschi erano più estesi di come lo sono oggi ed erano tenuti puliti e nemmeno un “secarol” veniva sprecato e le foglie che cadevano venivano raccolte (pätös) e servivano come lettiera per le mucche. Come in altri luoghi anche qui in Vallecamonica ogni paese ha i suoi famosi “Fonser” dei quali si parla con un misto di rispetto e di invidia; sono quelli che conoscono anche a occhi chiusi le “loro mace” dove nascono i porcini, non quelli normali, ma quelli “giusti”. Si parla e si conosce invece poco di chi va in cerca di “trifole”, di tartufi. Credo peraltro che ce ne siano non molti in giro, ma forse mi sbaglio, vista la “riservatezza” di questi fungaroli.

Le latifoglie dei nostri boschi, in particolare le querce, i carpini, faggi e i noccioli, sono essenze idonee per la crescita di questi tartufi “neri” quali il Tuber aestivum (scorzone), Tuber mesentericum e il Tuber brumale f. moscatum (tartufo nero invernale) e so per certo che sul versante di Anfurro e via scorrendo questi tartufi vengono trovati. Di seguito vi presenterò le schede descrittive di questi tre tartufi.

IL FUNGO

Tuber aestivum Vittadini

Nome italiano: Tartufo nero – Scorzone

Nome dialettale: Trifola

Spore elissoidali – subglobose reticolate – alveolate

Ascomi (corpo fruttifero) di 25-100 mm di diametro, globosi, sessili, bitorzoluti, a volte anche appiattiti, con peridio costituito da grosse verruche nere, nero – brunastre, piramidali, più o meno appuntite, dure. La carne (gleba) è inizialmente biancastra, varia poi al grado di maturazione, al bruno – chiaro nocciola con numerose e fini venature bianche; l’odore è gradevole, tipicamente fungino secondo alcuni, d’orzo torrefatto, secondo altri. Cresce nei boschi di latifoglie, in particolare presso querce, carpini, aceri, noccioli e faggi, raro in quelli di conifere (Pino), reperibile principalmente in estate / autunno ma anche in inverno.

È un buon commestibile, probabilmente il più comune dei tartufi neri e chiamato comunemente “scorzone” o “tartufo d’estate” per il periodo di crescita. Il Regolamento Regionale ne consente la raccolta dal 1° giugno e fino al 30 novembre. Tuber aestivum f. uncinatum gli è molto simile, ha però il peridio di colore solitamente più scuro, lucente, senza tonalità brunastre, la gleba più scura e più profumata e ne è consentita la raccolta dal 1° settembre al 31 dicembre.

Tuber mesentericum Vittadini

Nome italiano: Tartufo

Nome dialettale: Trifola

Spore elissoidali reticolate-alveolate

Ascomi (corpo fruttifero) di 10-60 mm di diametro, da globosi a irregolari con caratteristica cavità basale e con peridio costituito da verruche mediamente grandi, nere – brunastre, a forma di poligono irregolare, piramidali, poco sporgenti. La carne (gleba) è di colore variabile da beige a bruno – nocciola chiaro, con numerose e fini vene biancastre spesso convergenti verso la cavità basale; l’odore è caratteristico e molto pronunciato nei soggetti appena raccolti, come di catrame e di tintura di iodio (secondo alcuni Autori) tendente poi ad assumere, con l’esposizione all’aria, toni più gradevoli, quasi fungini. Cresce nei boschi di latifoglie, in estate / autunno ma anche in inverno.

È un commestibile discreto, ricorda Tuber aestivum lo “scorzone”, anche se di questo è sicuramente meno pregiato e si presenta di taglia meno ridotta, verruche meno grosse e pronunciate, cavità basale sempre ben evidente e carne con odore caratteristico e distintivo (questi due ultimi elementi sono di aiuto a non incorrere in sgradevoli “chiamiamole furbate” con cui alcuni, non propriamente onesti venditori di tartufi, lo uniscono agli “scorzoni” e li vendono come tali.

La raccolta è consentita dal 1° settembre al 31 gennaio.

Tuber brumale Vittad. f. moscatum  (Ferry) Montecchi & Lazzari

Nome italiano: Tartufo

Nome dialettale: Trifola

Spore elissoidali reticolate – alveolate

Ascomi (corpo fruttifero) di 20-40 mm di diametro, da subglobosi a irregolari e con peridio bruno – nerastro, costituito da verruche mediamente grandi, poligonali, appiattite. La carne (gleba) è di colore beige-nocciola, con venature biancastre, larghe e sinuose e con odore erbaceo.

È un discreto commestibile; reperibile nei boschi di latifoglie, presso tigli, querce, carpini e noccioli, in autunno / inverno.

Simile a Tuber brumale, da questi differisce per l’odore meno forte, erbaceo (secondo alcuni Autori, di muschio), e per la colorazione della carne beige – nocciola, mai grigio – nerastra. La raccolta è consentita dal 15 novembre al 15 marzo.

a sinistra : Anita e Dario Dogali (da Piancamuno-Rovato)

in centro: Spedy, Schon e Paolo Bolis (da Salò)

a destra: Pepita e Ezio Venturini (da Caino)

Conclusione:

Solo la conoscenza delle specie raccolte preserva da gravi rischi alla nostra salute.

16 novembre 2018 – 29 maggio 2019

Ciao Bruna, ciao compaesana, come mi avevi chiesto e come ti avevo promesso, ho cercato di scrivere “qualcosa sui funghi” per i tuoi amici e conoscenti di “Montecampione” e anche se mi rendo conto che è poca cosa, ti confesso che è stato un “impegno” abbastanza lungo e a volte snervante, ma ora sono contento… promessa mantenuta… spero sia stata apprezzata.

Ti saluto ancora, cara compaesana, ti ricorderò sempre con affetto. Ciao, Dario.

E un sincero saluto e ringraziamento a Ettore Cerruto che si è generosamente prodigato ad inserire sul sito “io amo montecampione” (www.montecampione.org) tutti i 27 articoli proposti; un saluto ed un “arrivederci” anche a tutti quelli che mi hanno seguito in questi sette mesi, confermando la mia volontà di proseguire questo percorso di conoscenza con incontri e uscite nei boschi.

Dario Dogali (cellulare e Whatsapp 339 4510153)


Qui l’elenco dei funghi che sono stati argomento della rubrica da quando è nata (21/11/18).

AVVERTENZA : Indicazioni o considerazioni, riguardanti la commestibilità dei funghi trattati, non devono in alcun modo essere considerate informazioni sicure per la raccolta ed il consumo degli stessi. Pertanto ci si deve astenere dal consumare funghi solo sulla base di queste indicazioni o della presunta somiglianza con le fotografie pubblicate. Si declina pertanto qualsiasi responsabilità, sia penale che civile, derivante dalla inosservanza di questa avvertenza.

E’ buona cosa leggere sempre e comunque:

Informazioni generali

Glossario

Biografia di Dario Dogali

Nota bene: Il testo di colore ROSSO nelle pagine della rubrica sui funghi, indica pericolo e non commestibilità.

Anche a Montecampione è possibile richiedere una consulenza gratuita a riguardo del mondo dell'estrazione di BITCOIN.


Cambio in tempo reale su:

Offerto da Investing.com

Lascia un commento