Hanno tutti dei nomi di battaglia, in cui riconoscersi in una sorta di simbologia guerriera. Sono le bande che lo scrittore russo italiano Nicolai Lilin, dopo il suo esordio nel 2009 con «L’educazione siberiana», racconta nel suo ultimo libro, «Il marchio ribelle» (Einaudi), che presenterà questa sera alle 18, in piazzetta, a Montecampione, nell’ambito di «Estate d’Essai». Ci sono i Ladruncoli, espressione giovanilistica della casta Seme nero, pura criminalità organizzata; i Punk, e poi via via i Fratellini, i Metallari, le Teste d’acciaio. Tutti accomunati da un tratto distintivo: i tatuaggi, disegnati per la singola gang, in un tripudio di Tehi, arabeschi, con contorno di cicatrici distribuite sul corpo. Nicolai Lilin, pseudonimo di Nicolaj Verjbitkii, è il Kolima de «Il marchio ribelle» che si trasforma in una specie di Virgilio per descrivere, nella sua narrazione, storie vissute da ragazzino a Fiume Basso, quartiere di Bender, città della Transnistria dove è nato nel 1980. Il Kolima che era già stato protagonista de «L’educazione siberiana», romanzo lanciato da Roberto Saviano e poi diventato un film di Gabriele Salvatores, con John Malkovich attore protagonista. Ne «Il marchio ribelle» il giovane Kolima si comporta come un apprendista alle prese con le violenze della vita, tra crimini, scontri, guerre intestine nei gruppi.
Sorgente: Teschi e bande Lo scrittore Nicolai Lilin in piazzetta | Cultura
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