Felice Gimondi e il legame con Brescia: forte, lungo, improntato sulla schiettezza che è nel dna di bergamaschi e bresciani. Il fuoriclasse di Sedrina, morto venerdì a 76 anni mentre faceva il bagno a Giardini Naxos in Sicilia, è stato spesso protagonista sulle nostre strade, non solo quando nel Giro d’Italia, ma anche nelle corse di Montecampione, Calvisano, Nuvolento, Ghedi, Gavardo (dove ha vinto nel 1974). E ha sempre ricevuto consensi unanimi. Mario Anni, Davide Dancelli, Davide Boifava, Fausto Bertoglio sono stati soltanto alcuni dei corridori bresciani che ha affrontato sulle strade di tutto il mondo, ma una volta sceso dalla bicicletta ha sempre fraternizzato con loro, in punta di piedi. Gimondi era un ragazzo cresciuto in provincia e quindi rispettoso. Per questo è sempre stato rispettato. Michele Dancelli (nella foto), con Gimondi, ha disputato 7 edizioni dei campionati del mondo: «Felice è sempre stato un esempio di grande professionalità. Quando mi ha telefonato Imerio Lucchini per avvertirmi della sua scomparsa, sono rimasto incredulo – rivela -. L’ho sentito qualche settimana fa e come sempre ci siamo lasciati con l’impegno di vederci presto. È stato mio ospite 9 anni fa quando ho festeggiato il 40° anniversario della mia vittoria alla Milano-Sanremo». Davide Boifava non ha mai nascosto la stima nei suoi confronti: «Quando nel 1972 mi ha telefonato per chiedermi se volevo correre il Trofeo Baracchi con lui sono rimasto di sasso. Ma come, mi sono detto, con tutti i campioni che ci sono in giro ha chiesto proprio a me. Quella volta ci classificammo secondi a Brescia dietro Merckx-Sertes». FAUSTO BERTOGLIO l’ha affrontato e sconfitto al Giro del 1975, per poi essere stato battuto l’anno successivo: «Conservo un bel ricordo di Felice Gimondi, autentico signore del ciclismo mondiale. Ha sempre avuto un comportamento leale. Forte e testardo, fuoriclasse a tutto tondo. Essere riuscito a precederlo in quel Giro del ’75 mi inorgoglisce davvero molto». Alla Mercatone Uno con Marco Pantani, Giuseppe Martinelli l’ha avuto per tre anni come presidente: «Un campione immenso. Insieme abbiamo cercato di guidare al meglio Pantani: un anno e mezzo da favola. Dopo Madonna di Campiglio ci siamo confrontati parecchie volte su come modulare l’attività del Pirata. È sempre stato molto disponibile, aveva grande spessore. Nessuno sapeva dirgli di no». Giuseppe Manenti, ex professionista e campione italiano della cronometro individuale dilettanti, azzurro juniores e dilettanti, da 24 anni organizza Granfondo Gimondi e Gimondibike: «La Gimondibike è nata per festeggiare il suo compleanno. Felice veniva in ufficio da me almeno 3-4 volte alla settimana. Pochi minuti per pianificare le nostre manifestazione senza spendere una parola di troppo. È venuto da me il 2 agosto, l’ho sentito al telefono il 7 prima della sua partenza per le vacanze. Sono frastornato e non so capacitarmi di quanto accaduto. Perdo praticamente un fratello, con il quale ho percorso insieme ben 24 anni della mia vita. Sono vicino alla famiglia con la quale ho ovviamente un rapporto privilegiato. Non riesco ancora a crederci che se ne sia andato così repentinamente». Tutte le persone chiamate in causa per questo ricordo sono scioccate per il modo con il quale Felice Gimondi è andato avanti. Abituato a soffrire in bicicletta come pochi al mondo, ha cessato di vivere mentre stava trascorrendo una vacanza. Un destino incredibile.
Angiolino Massolini
Sorgente: Brescia ricorda Gimondi: «Un rivale grande e leale» | Ciclismo
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