I ♥ MONTECAMPIONE

Montecampion'è per sempre!

Che bello “smanettare” su Google di giovedì – 1996, La Repubblica: NANA, MODELLO ZURBRIGGEN

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MONTECAMPIONE-ALPIAZ – Il Parallelo di Natale organizzato dallo sci club Selvino è ormai come un’ istituzione benefica dello sci azzurro, raduna alcuni tra i migliori ragazzi del momento, gli affianca qualche campioncino straniero – ieri c’ era lo svizzero Steve Locher – mette in palio un sacco di premi e quattrini, il che non guasta, visto che siamo in piene Feste, e tira fuori sempre un vincitore che non è mai banale. Insomma, anche se si gareggia quasi per gioco e magari si esperimentano situazioni inedite (questo parallelo era per metà un gigante e per l’ altra metà uno speciale, l’ ibrido sarà adottato in Coppa del Mondo la prossima stagione), salta sempre fuori il nome giusto. Ieri, appunto, è emerso sotto la neve mista a pioggia di Montecampione lo spilungone Matteo Nana, brillante terzo nel gigante della Val Badia di domenica scorsa, ventidue anni e naturalmente tanti sogni nel cassetto. Un cassetto, come dice Matteo, “che è abbastanza grande per contenere desideri quasi impossibili, ma che è anche ben chiuso a chiave, per non illudersi ogni volta che lo apro”. Mica male, no? Intanto, la garetta. Dapprima il ragazzo di Chiesa Valmalenco si è sbarazzato del compagno di squadra Koenigsrainer, affibbiandogli un distacco di due secondi e 25. Poi si è preso una significativa rivincita sull’ elvetico Locher che lo aveva preceduto domenica in Val Badia (29 centesimi la differenza tra i due, segno che c’ è stata battaglia, segno che Nana non è una meteora). Infine ha facilmente battuto Fabio De Crignis nella finale (tra le donne ha vinto Morena Gallizio): “Speriamo porti fortuna: salire sul podio è divertente, si sta bene. Bisogna abituarsi. Ti ripaga dei sacrifici. Eh, quelli se ne ho fatti…”. Parla da ragazzo prudente: è un atteggiamento o una scelta? “Sono soltanto uno che tiene i piedi saldi per terra. E’ fondamentale: altrimenti finisci che ti succede quel che è già successo ad altri, hanno vinto una volta e sono spariti. Io spero di essere invece uno costante: preferisco dosare l’ avvicinamento all’ élite, per poi restarci. Ho infatti due obiettivi, per quest’ anno: migliorare il mio punteggio in modo da partire coi migliori. E riuscire a partecipare al Mondiale del Sestriere, cercando di entrare nel primo gruppo. Comunque il posto in squadra oggi come oggi non è affatto sicuro. Però l’ idea di essere qui a parlarne è una cosa che mi fa sballare”. L’ augurio di Tomba è quello di seguirne le orme: dieci anni fa Alberto conquistò il suo primo podio proprio in Val Badia: fu secondo, dietro Richard Pramotton. Aveva quasi vent’ anni. Dopo si ripeté ai Mondiali di Crans-Montana. Ci spera ad un podio mondiale? O ci crede già? “Ne ho ventidue di anni, e mi basterebbe un decimo di quel che ha fatto Alberto. Io ragiono giorno per giorno: più uno diventa forte più le cose diventano facili. Credo di essere abbastanza forte, fisicamente: mai quanto Tomba, ma non molto di meno. Sono in compenso abbastanza coordinato, perchè quando posso faccio molti altri sport, per divertirmi: d’ estate la mia famiglia gestisce un centro sportivo dove ci sono campi da tennis, di pallavolo, di basket, di calcio, di bocce… Tifo Inter, ma anche Stefanel, mi piace molto Boris Becker e seguo persino la Formula Uno. Leggo i quotidiani, ascolto la musica senza particolari preferenze. Ogni tanto tento di leggere un libro, mi dico che lo devo fare assolutamente, ma faccio fatica. Non mi piace. Questo sono io”. Quanto alle speranze? “Guai a far conto sulle speranze”. In che senso? “Vengo da una valle di montagna, sono figlio di un maestro di sci che si chiama Florindo, tutti però lo chiamiamo Lindo. Mia madre si chiama Pierpaola, ho una sorella, Federica, che sciava nella squadra del Comitato Alpino. Ha smesso l’ anno scorso e ha deciso di studiare. In famiglia basta e avanza uno a fare l’ atleta”. La concretezza innanzitutto: per mancanza di fiducia? “No: per realismo. Vede, io ho per modello uno sciatore come Pirmin Zurbriggen. Uno che non lasciava nulla al caso. Uno meticoloso. Uno capace di andar forte in discesa e in slalom”. Come lei? “Beh, io me la cavo negli slalom”. E in discesa? “Fino a un paio d’ anni fa le correvo”. Cosa invidia a Tomba? “Invidiare non è la parola giusta. Semmai, cosa ammiro in lui: la forza, la sicurezza”. Buon Natale, Matteo.

dal nostro inviato LEONARDO COEN

Sorgente: NANA, MODELLO ZURBRIGGEN – la Repubblica.it

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