A undici mesi dalla caduta di Altenmarkt-Zauchensee, la sciatrice bresciana è a Lake Louise per due discese e un superG: «A febbraio ci sono le Olimpiadi: voglio esserci»
Undici mesi fa la terribile caduta sulla pista di Altenmarkt-Zauchensee, poi due operazioni al braccio, l’ultima cinque mesi fa. Ma Nadia Fanchini ha sfoderato lo spirito da leonessa, emblema della Brescia che rappresenta e della squadra di velocità femminile, le DHLions, ed è pronta a tornare al cancelletto della Coppa del Mondo di sci alpino. Da Montecampione, 31 anni, Nadia è a Lake Louise, per due discese libere e un superG.
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Come ti senti di nuovo al cancelletto di partenza?
«Posso dire di star bene, nonostante qualche dubbio. Ho fatto tutto il possibile per essere a Lake Louise. Non sono al 100% e uso un tutore, perché la zona dell’omero è abbastanza delicata e non posso prendere forti impatti coi pali. Dopo l’operazione a giugno per la calcificazione ossea, ci sarebbero voluti sei mesi. È stato un recupero record, ma la voglia di ripartire è grande».
Lake Louise ha portato spesso fortuna alle Fanchini, con le vostre prime vittorie e altri tre podi.
«Lake Louise è una pista magica. Non si addice particolarmente alle mie caratteristiche, il che rende questo luogo ancora più speciale».
Quali le emozioni durante la prima prova di discesa?
«Emozionatissima, come se fosse stata la mia prima gara in Alta Badia nel 2003. Sono consapevole mi manchino molti chilometri nelle gambe e un po’ di sicurezza. Non ci si abitua mai a questi stop prolungati. Ci pensi due volte a buttarti giù senza pensieri, non è come quando sei giovane. Poi sono rientrata in concomitanza con l’infortunio di Elena Curtoni e soprattutto con la tragedia che ha colpito David Poisson. Ho avuto i brividi».
Incredibile pensare che sei tornata sugli sci solo un mese fa.
«Allo Stelvio, il primo ghiacciaio dove anni fa andai a sciare. Quindi anche quel luogo ha fatto rivivere bei ricordi. La sciata in campo libero mi ha fatto sentire bene, poi in America ho dovuto sciare a più di 100km/h e non ero più così rilassata (ride, ndr)».
L’infortunio ti ha fatto pensare di appendere gli sci al chiodo?
«Mai considerato il ritiro. Non ho voluto che fosse un infortunio a fermare la mia carriera, che finirà quando lo deciderò io. Inoltre ci sono le Olimpiadi a febbraio e io voglio esserci».
Cosa ti aspetti dal weekend a Lake Louise?
«Esserci è già un grande traguardo, te lo dice probabilmente l’atleta più infortunata della Coppa del Mondo. Non mi aspetto niente, la vivo giorno per giorno, rispettando il mio fisico. Se dovessi fare una top15, la prenderei come una vittoria: ho fatto quattro giorni di discesa in totale e se non ci si allena non si va forte come le altre».
Che consigli ti hanno dato le tue sorelle Elena e Sabrina?
«Mi han detto di stare tranquilla, che non devo dimostrare niente a nessuno, perché quello che faccio sugli sci lo devo fare per me stessa. E io sto dando tutta me stessa, non posso rimproverarmi niente».
«Posso dire di star bene, nonostante qualche dubbio. Ho fatto tutto il possibile per essere a Lake Louise. Non sono al 100% e uso un tutore, perché la zona dell’omero è abbastanza delicata e non posso prendere forti impatti coi pali. Dopo l’operazione a giugno per la calcificazione ossea, ci sarebbero voluti sei mesi. È stato un recupero record, ma la voglia di ripartire è grande».
Lake Louise ha portato spesso fortuna alle Fanchini, con le vostre prime vittorie e altri tre podi.
«Lake Louise è una pista magica. Non si addice particolarmente alle mie caratteristiche, il che rende questo luogo ancora più speciale».
Quali le emozioni durante la prima prova di discesa?
«Emozionatissima, come se fosse stata la mia prima gara in Alta Badia nel 2003. Sono consapevole mi manchino molti chilometri nelle gambe e un po’ di sicurezza. Non ci si abitua mai a questi stop prolungati. Ci pensi due volte a buttarti giù senza pensieri, non è come quando sei giovane. Poi sono rientrata in concomitanza con l’infortunio di Elena Curtoni e soprattutto con la tragedia che ha colpito David Poisson. Ho avuto i brividi».
Incredibile pensare che sei tornata sugli sci solo un mese fa.
«Allo Stelvio, il primo ghiacciaio dove anni fa andai a sciare. Quindi anche quel luogo ha fatto rivivere bei ricordi. La sciata in campo libero mi ha fatto sentire bene, poi in America ho dovuto sciare a più di 100km/h e non ero più così rilassata (ride, ndr)».
L’infortunio ti ha fatto pensare di appendere gli sci al chiodo?
«Mai considerato il ritiro. Non ho voluto che fosse un infortunio a fermare la mia carriera, che finirà quando lo deciderò io. Inoltre ci sono le Olimpiadi a febbraio e io voglio esserci».
Cosa ti aspetti dal weekend a Lake Louise?
«Esserci è già un grande traguardo, te lo dice probabilmente l’atleta più infortunata della Coppa del Mondo. Non mi aspetto niente, la vivo giorno per giorno, rispettando il mio fisico. Se dovessi fare una top15, la prenderei come una vittoria: ho fatto quattro giorni di discesa in totale e se non ci si allena non si va forte come le altre».
Che consigli ti hanno dato le tue sorelle Elena e Sabrina?
«Mi han detto di stare tranquilla, che non devo dimostrare niente a nessuno, perché quello che faccio sugli sci lo devo fare per me stessa. E io sto dando tutta me stessa, non posso rimproverarmi niente».
Michele Galoppini
Sorgente: Corriere della Sera
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