Nel giugno 1994 il ciclista trionfò in Valcamonica. Marco Pantani è un sentimento immortale, come Maradona, come Senna
Marco Pantani è un sentimento immortale, come Maradona, come Senna. È sufficiente un’immagine, una parola, una strada che sale, per evocare la presenza di chi è stato uno dei ciclisti più amati di ogni tempo. Non solo in Italia. Lo scorso maggio Egan Bernal (classe ’97), nel giorno della sua prima vittoria al Giro, arrivando a Cortina con la Rosa (poi difesa fino a Milano) aveva confessato: «Nella mia cameretta non avevo nessuna foto mia in bicicletta. Ma avevo una caricatura di Pantani». Da Zipaquirà, Colombia, sognando di imitare le gesta dell’idolo, a Sega di Ala, Trento, due giorni dopo la dedica di Cortina, tra le braccia di Tonina, la mamma di Marco, commossa nel chiamarlo «figlio».
Il ciclismo unisce, si tratti di geografia o generazioni, e sa raccontare storie incredibili. Il ciclismo di Pantani, eroe imperfetto e sfortunato, per questo così empatico, era già mito nel proprio presente. Ora che è ricordo non ha smesso di emozionare, rinnovando occasioni per riconoscerne la grandezza. Un’occasione unica ha coinvolto il 26 giugno la provincia di Brescia, nella fattispecie la Valle Camonica, nel segmento tracciato tra Darfo Boario e Montecampione. A questo punto ad un appassionato dovrebbero già comparire delle vivide immagini davanti agli occhi. 1998, 19ª tappa del Giro, da Cavalese al Plan di Montecampione, passando per Darfo. Marco in Rosa alla sfida decisiva con il russo Pavel Tonkov. Era il 4 giugno, anniversario della sua prima vittoria tra i pro, datata ’94 e ottenuta sempre al Giro, quello in cui svelò il suo talento al mondo, chiudendo secondo davanti ad Indurain e dietro al solo Berzin. Berzin ieri c’era, assieme a mamma Tonina, proprio in cima al Plan, dove Marco trionfò dopo ripetuti ed estenuanti scatti, staccando l’imperscrutabile ex tenente dell’Armata Rossa e mettendo virtualmente le mani su quello che sarebbe diventato il suo primo ed unico Trofeo Senza Fine della carriera, lato A dell’album Giro-Tour mai più suonato da nessuno nello stesso anno dopo di lui. Berzin e Tonina — ma anche grandi nomi del contesto come Davide De Zan, figlio dell’indimenticato Adriano, che quell’impresa la raccontò; o come le sorelle Fanchini, che a Montecampione ci sono cresciute, sci ai piedi — erano presenti per inaugurare il monumento realizzato dall’artista vicentino Mattia Trotta, una statua alta sei metri raffigurante Marco esultante a braccia aperte.
Sorgente: Pirata per sempre: a Montecampione la statua che ricorda Marco Pantani- Corriere.it