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Montecampion'è per sempre!

Il Dolomiti – A Plan di Montecampione il “mito” di Pantani diventa una statua di sei metri: 23 anni fa il “Pirata” diede vita ad un duello con Pavel Tonkov rimasto nella storia dello sport

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PLAN DI MONTECAMPIONE. Sei metri verso il cielo. Plan di Montecampione è una bellissima località turistica della Valle Camonica, situata a circa 1.800 metri sul livello del mare.

Nella quart’ultima tappa del Giro d’Italia del 1998, il “Pirata” scattò e riscattò sull’ascesa finale: a quasi tre chilometri dall’arrivo riuscì a staccare il russo e volò in solitaria verso il traguardo. Lo scalatore di Cesenatico vinse la corsa rosa e, poche settimane dopo, trionfò anche al Tour de France

PLAN DI MONTECAMPIONE. Sei metri verso il cielo. Plan di Montecampione è una bellissima località turistica della Valle Camonica, situata a circa 1.800 metri sul livello del mare. Il comune è, ovviamente, quello di Montecampione, che sta a 1.200 metri, poi si supera la frazione di Vissone e, superando splendidi boschi di abeti e larici, si arriva a Plan.

Ebbene, questa piccola località della provincia bresciana, il 4 giugno 1998 è stata teatro di una della pagine più entusiasmanti della storia del Giro d’Italia e del ciclismo di casa nostra. O meglio, il campo da gara era la salita che porta al traguardo della quart’ultima tappa della corsa rosa, mentre il traguardo di Plan avrebbe certificato che Marco Pantani era a tutti gli effetti pronto per diventare una leggenda della due ruote.

Da oggi un monumento ricorderà quella giornata e il mito del ciclista romagnolo che, appena un anno dopo, sarà estromesso dal Giro d’ Italia e sei anni dopo lascerà per sempre questo mondo in un anonimo residence di Rimini e sulle cause della sua morte ancora oggi permangono enormi dubbi e interrogativi mai risolti. L’opera, alta sei metri, è stata realizzata dallo scultore Mattia Trotta, in acciaio corten battuto e saldato e raffigura il “Pirata” a braccia aperte, classico gesto di quando vinceva le sue epiche battaglie sulle due ruote.

E, allora, al momento dell’inaugurazione, alla presenza di mamma Tonina, il pensiero di tutti è corso a quel giorno di ventitrè anni fa, quando il “Pirata” diede spettacolò sulla salita finale della tappa che avrebbe “blindato” la sua maglia rosa, portata poi al traguardo di Milano per quello che sarà il suo unico successo al Giro d’Italia.

La tappa era partita da Cavalese e si sarebbe conclusa a Plan di Montecampione dopo 243 chilometri dopo un percorso con tre Gpm e tante asperità. Insomma, era una frazione “verità”: il grande avversario di Pantani era il russo Pavel Tonkov, che il Giro lo aveva già vinto due anni prima ed era favorito per il successo finale, vista anche la sua abilità nelle prove contro il tempo.

Lo scalatore di Cesenatico aveva conquistato la maglia di leader della generale due giorni prima con un’impresa delle sue sulle Dolomiti. Alex Zülle si era già staccato sul Crocedomini, a sessanta chilometri dall’arrivo, mentre sulla salita finale il gruppo si era sfilacciato sotto l’andatura poderosa dei gregari del “Panta”, Marco Velo, Riccardo Forconi e Massimo Podenzana. A 12 chilometri dal traguardo, però, il “Pirata” decide che è il momento di partire: ne restano solamente due, lui e Tonkov, che di mollare la presa non aveva alcuna intenzione.

Si sale, ma fa caldo, un caldo assolutamente inusuale per periodo e altitutidine: trenta gradi all’inizio della salita, ben ventiquattro all’arrivo. Pantani scatta e riscatta, Tonkov si aggrappa al manubrio e non molla la presa e si alza sui pedali quando proprio non può farne più a meno. Uno contro uno con il romagnolo che getta via tutto: il cappellino, la seconda borraccia, gli occhiali e anche il piercing al naso che, in quel momento, evidentemente, pesava tantissimo.

Il “Pirata” era primo con 27 secondi sul russo, ma sapeva benissimo che tale margine non era sufficiente: il giorno prima della passerella finale in Corso Sempione a Milano, c’era la cronometro di Lugano e il russo nelle prova contro il tempo era decisamente più forte. Il chilometri diminuiscono e Tonkov non si schioda. Successivamente Pantani racconterà che, a tre chilometri e mezzo dall’arrivo, si dà un ultimatum: “o salto io o salta lui”.

Altri ottocento a metri e, a 2,7 chilometri dalla fine, c’è una breve galleria e la strada s’impenna al 10%: lo scalatore di Cesenatico piazza un’altra accelerazione. È quella che fa male, che spariglia le carte, che spacca il Giro. L’ombra di Tonkov si allontana e, da questo momento, Pantani non guarda più indietro, ma solamente la strada e vola trasportato dall’entusiasmo dei tifosi: i metri aumentano con il russo che prova a non crollare, ma per lui non c’è più nulla da fare. Il “Panta” rallenta solamente a venti metri dall’arrivo,: alza la braccia al cielo, chiude gli occhi e trionfa.

Tonkov prende 57 secondi, finisce ad 1’28” nella generale e, con la “forza” che solamente la maglia rosa ti dà, rifila ulteriori 5 secondi al portacolori Mapei nella cronometro che da Mendrisio porta a Lugano. Trionfa al Giro e, poche settimane dopo, farà il bis al Tour.

La lotta d’altri tempi tra Pantani e Tonkov venne raccontata magistralmente da Adriano De Zan, una delle più belle voci della Rai e dall’attuale Ct della Nazionale Davide Cassani, che nel 1998 fece il proprio esordio come commentatore tecnico al Giro d’Italia.

Sei metri verso il cielo: da oggi una statua lucente si staglia verso il cielo di Plan di Montecampione. Che è più vicina al “Panta”, un ragazzo venuto dal mare che quel giorno venne eletto Re della Valle Camonica.

Sorgente: A Plan di Montecampione il “mito” di Pantani diventa una statua di sei metri: 23 anni fa il “Pirata” diede vita ad un duello con Pavel Tonkov rimasto nella storia dello sport – il Dolomiti

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