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Corriere della Sera – Giro d’Italia, è il giorno della tappa bresciana che può decidere la corsa: partenza da Salò

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Lasciato il Lago di Garda si sale per la Val Sabbia giungendo fino ai quasi 2000 metri del Crocedomini: poi il grande ritorno del Mortirolo, prima di entrare a Sondrio. Domani partenza a Ponte di Legno

Il Giro d’Italia fa tappa a Brescia. La terza e decisiva settimana della corsa rosa si apre con due tappe nella provincia bresciana. Si inizia oggi con la sedicesima frazione da Salò all’Aprica mentre domani toccherà a Ponte di Legno dare il via alla tappa numero 17 che si concluderà a Lavarone, in provincia di Trento.

Due tappe ricche di salite storiche, che daranno qualche indicazione aggiuntiva per quanto riguarda la classifica generale della maglia rosa. Dopo esser stata appena toccata da un fugace passaggio da Pozzolengo nel 2021, la provincia bresciana torna quest’anno grande protagonista del Giro. La tappa di oggi in particolare transita da alcuni luoghi che hanno fatto la storia del ciclismo italiano e profuma di imprese scolpite nella memoria degli appassionati. Il percorso è impegnativo con 5.000 metri di dislivello. Si parte dalle sponde del Lago di Garda, da Salò, che torna ad ospitare il Giro per la quinta volta. La prima fu nel 1958 quando fu sede di partenza dell’ultima tappa della Corsa Rosa vinta da Ercole Baldini.

In quell’occasione, la frazione terminava al Vigorelli di Milano e si concluse in volata col successo del velocista spagnolo Miguel Poblet. L’ultima volta che Salò è entrata nel percorso del Giro è nel 2001 per la cronometro che partiva da Sirmione. A trionfare fu Dario Frigo che però non riuscì a strappare la maglia rosa a Gilberto Simoni. Lasciato il Lago di Garda si sale per la Val Sabbia giungendo fino ai quasi 2000 metri del Crocedomini e qua la memoria torna al 1998. Tappa numero 19, da Cavalese a Montecampione. Lo svizzero Alex Zulle, detto La Talpa, non digerisce la salita. Marco Pantani in maglia rosa getta via bandana e orecchino e inizia a scattare tallonato da Pavel Tonkov. Il Pirata arriva da solo a Montecampione e blinda il successo del suo unico Giro d’Italia. Dopo lo scollinamento del Crocedomini, lunga discesa in Val Camonica verso un altro pezzo di storia ciclistica.

A Edolo, inizia la scalata del Mortirolo. Non è il versante più duro, quello di Pantani e Contador per intenderci, bensì quello originario affrontato per la prima volta nel 1990. Fu un’idea di Vincenzo Torriani, storico patron del Giro, convinto sia dalle pendenze della salita sia, leggenda narra, da un piatto di pizzoccheri servitegli da un amico valtellinese (tale Gozzi). Il venezuelano Leonardo Sierra, primo a transitare in vetta, lo definì «una rampa di garage moltiplicata per 11 km». E se la salita è dura, la discesa verso Mazzo non è da meno.

La prima volta che fu affrontata, sempre in quel Giro 1990 vinto da Gianni Bugno, una volta giunto in fondo Mario Cipollini scese di bicicletta e baciò l’asfalto per ringraziare che fosse sano e salvo. Alle sue spalle i corridori sbandavano, cadevano e qualcuno per timore scendeva a piedi spingendo la bici.

L’ultimo Gran premio della Montagna di giornata è il Valico di Santa Cristina che anticipa l’arrivo all’Aprica, il 10° nella storia del Giro. Il primo fu nel 1962 quando a trionfare fu Vittorio Adorni, l’ultimo nel 2015 con la vittoria di Mikel Landa, presente quest’anno e uno dei nomi caldi per oggi. Nel mezzo, altre imprese storiche. Ancora Pantani nel 1994, Ivan Basso con tappa e maglia rosa nel 2006 e il compianto Michele Scarponi nel 2010 per la sua ultima vittoria di tappa che prese avvio proprio da Brescia.

Vedremo oggi chi si iscriverà a questo glorioso albo d’oro. La tappa è prestigiosa, fa gola a molti e di terreno per tendere un’imboscata alla maglia rosa Richard Carapaz ce n’è in abbondanza, sia in salita che in discesa. Chi vince all’Aprica potrebbe fare come Basso nel 2006: tappa e maglia rosa. Jay Hindley, dietro a Carapaz di appena 7”, è un altro candidato al successo.

Ma nel gruppo delle ammiraglie, c’è un direttore sportivo che conosce meglio di tutti queste strade. È il bresciano Beppe Martinelli dell’Astana, la squadra di Vincenzo Nibali. Occhio allo Squalo. Un ultimo capolavoro all’Aprica potrebbe regalarselo e regalarcelo.

Paolo Pisaneschi

Sorgente: Giro d’Italia, è il giorno della tappa bresciana che può decidere la corsa: partenza da Salò


 

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