Ci sono voluti due anni per risolvere un caso archeologico e geografico insieme. Ma oggi è certo che un graffito rupestre dato per camuno è in realtà valtrumplino; nel senso che si trova sul territorio di Pezzaze. Il masso che lo ospita era stato trovato da Massimo Piotti durante una passeggiata in quota, ma «siamo venuti a conoscenza del ritrovamento solo il mese scorso – racconta Moira Jennifer Bontacchio, presidente dell’associazione ScopriValtrompia – e subito ci siamo attivati contattando le guardie ecologiche volontarie della Comunità montana per conoscere la posizione e recarci sul posto prima del lockdown». IL 2 NOVEMBRE le Gev Giampietro Corti e Giampietro Belleri, accompagnate da Bontacchio e da Piotti, hanno raggiunto la zona per prendere nuovamente le coordinate Gps: la pietra era già stata geolocalizzata, ma mai ufficialmente. Ora il graffito è stato dichiarato patrimonio valtrumplino, chiudendo la storia iniziata nel 2018 con la passeggiata di Piotti. «Era passata la Pasqua da una settimana, e avevo deciso di raggiungere Montecampione con i miei inseparabili setter inglesi per una camminata in montagna – ricorda Piotti -. Avevo deciso di fare un percorso diverso dal solito e guardandomi attorno ho visto una pietra strana a 1.839 metri di quota». Il giovane scorge sulla superficie della roccia qualcosa che attira la sua attenzione. Vede sul dorso le strisce bianche e rosse del Cai, ma sulla parte rivolta a Pezzaze ci sono dei segni che ricordano i pitoti della Valcamonica. «Ho quindi contattato l’archeologo Ausilio Priuli e l’ho portato sul posto – racconta lo scopritore -. È rimasto senza parole per almeno un quarto d’ora» continua sorridendo. L’archeologo descrive l’opera come una bellissima figura antropomorfa schematica, che si vede abbastanza distintamente: braccia alzate, una grande testa fra le braccia, un corpo lineare, le gambe e il sesso: è una figura maschile, forse un orante che prega la Madre Terra. Un’incisione che potrebbe risalire a un periodo che va dal Neolitico all’età del Bronzo. TUTTO QUESTO, però, non sarebbe stato ricondotto al Comune dell’alta valle se non fossero entrati in gioco quelli di ScopriValtrompia e del Museo archeologico Orma di Pezzaze. «La scoperta è davvero eccezionale e a Massimo vanno il nostro plauso e un sentito grazie – conclude Bontacchio -. Il ritrovamento risale all’aprile del 2018 e lui non poteva ancora sapere dell’esistenza del Museo Orma, inaugurato un mese dopo. Fortunatamente la notizia è arrivata all’orecchio dell’archeologa conservatrice, Alessandra Massari, e del vicepresidente del nostro gruppo, Fiordeo Sedaboni».
Marco Benasseni
Sorgente: Preistoria, Pezzaze ha fatto «suo» un tesoro | Valtrompia