I gestori si ribellano: «Una follia, così chiudiamo». Per Adamello Sky conto da 400mila euro: «È così che si promuove il turismo?»
Futuro a rischio per gli impianti di risalita bresciani, che in assenza di soluzioni politiche dovranno versare l’Imu anche per seggiovie, cabinovie e skilift con un conto che si avvicinerà complessivamente a 800mila euro. Nella pratica, gli impiantisti saranno assoggettati a un pagamento che si aggira intorno a 1.500 euro annui per ogni skilift, 15mila per seggiovie a due posti, 20mila per seggiovie a quattro posti, 25mila per seggiovie a sei posti e 50mila per ogni cabinovia.
Tutto ha inizio nel 2007 quando, con la circolare 4/13, l’Agenzia delle Entrate comunica che gli impianti di risalita dei comprensori sciistici saranno soggetti al pagamento dell’Ici. La battaglia, iniziata con una pioggia di ricorsi degli impiantisti, è volta a favore dell’Agenzia delle Entrate che, con la sentenza 4541 emessa dalla Cassazione, otterrà il pagamento dell’Imu dalla bellunese Arabba Marmolada. Un precedente che scalda gli animi di tutti gli impiantisti, a cominciare dal direttore di Adamello Ski, Stefano Pizzi: «Tra Ponte di Legno e Tonale, Adamello Ski conta 30 impianti di risalita tra cui venti seggiovie e due telecabine. Con cifre simili, il futuro è incerto: questo è il modo di promuovere il turismo?». Se Adamello Ski dovesse procedere al pagamento dell’Imu, dalle casse del Consorzio uscirebbe ogni anno una cifra superiore a 400mila euro. Volti tesi e telefoni roventi anche a Gardone Val Trompia, quartier generale di Maniva Ski, società che gestisce 40km di piste sulle Alpi Retiche. «Considerando le nostre tre seggiovie e gli skilift l’impatto dovrebbe attestarsi a 80mila euro – confessa il direttore Stefano Lucchini -, questa sentenza è una follia che rischia di mettere in ginocchio tutto il settore. Ci faremo valere, nessun impiantista vorrà mai pagare cifre simili». Si prepara alla battaglia delle Alpi anche Mauro Piovani, numero uno di Montecampione Ski Area, comprensorio che conta 9 seggiovie automatiche e due skilift e che rischia un’Imu da 180mila annui: «È una circolare assurda e inaccettabile, se dovessimo pagare una simile Imu ne usciremmo con le ossa rotte». La stazione sciistica della Val Palot dovrebbe dormire sonni tranquilli con un solo skilift nel comprensorio, mentre rischia un salatissimo conto da 70.000 euro l’impianto di Borno, che conta 4 seggiovie e uno skilift. A serrare i ranghi ci pensano i dirigenti Anef, associazione che riunisce gli esercenti funiviari. «Tutti gli impiantisti hanno presentato ricorsi per evitare di essere assoggettati all’Imu, imposta che i Comuni calcolano su stazioni, valore degli impianti e piloni – spiega Valeria Ghezzi, presidente nazionale -, l’incidenza sul fatturato degli impianti è notevole e, anche nelle rare situazioni di utile, i bilanci chiuderebbero in rosso. Apriremo un dibattito politico per salvare il settore».
Vittorio Cerdelli
Sorgente: Imu su skilift e seggioviestangata da 800mila euro – Corriere.it