In pista solo se «gialli». Cauti i gestori dei comprensori bresciani: «Voglia di ricominciare, anche se ormai la stagione è compromessa»
Con estrema cautela, perché nei mesi scorsi troppe volte ci si è illusi inutilmente di poter riaccendere gli impianti di risalita, ma allo stesso tempo con tanta voglia di ricominciare perché il bisogno di vivere la montagna è cresciuto nonostante la pandemia, o forse proprio grazie alla necessità di svolgere attività sportive individuali e preferibilmente all’aria aperta. I gestori delle piste da sci della Valle Camonica stanno vivendo con questi sentimenti le ore che li separano dal 15 febbraio, data indicata dal Cts come possibile della ripresa delle attività nelle stazioni sciistiche situate nelle regioni «gialle». Possibile, perché se i dati sul contagio da Covid-19 peggioreranno, il timore è che la gradazione per la Lombardia torni arancione la prossima settimana vanificando nuovamente gli sforzi e le speranze di questi giorni.
«È così — ammette Stefano Iorio, presidente di Montecampione Ski Area — troppe volte nel corso di questo inverno siamo rimasti scottati e quindi aspettiamo almeno il prossimo fine settimana, anche se non ci sarà nulla per cui brindare: la stagione è gravemente compromessa. Noi abbiamo lavorato soltanto con gli sci club e i loro atleti, cercando quindi di investire sul futuro dello sci, ma compiendo anche una precisa scelta di carattere sociale. Rimane il rammarico nell’osservare che il protocollo sanitario del Festival di Sanremo è stato definito in tre giorni. Il nostro, non ancora…». Il documento varato dalla conferenza delle regioni per garantire la sicurezza nelle stazioni sciistiche è stato infatti approvato dal Cts ma deve ora essere declinato su ogni singola realtà. «Aspettiamo ad esempio – a parlare è Michele Bertolini, direttore del consorzio turistico Ponte di Legno Tonale – che ci dicano quanti sciatori possono accedere al nostro comprensorio: questa indicazione è fondamentale per sapere quanti skipass giornalieri potremo emettere. Noi ci siamo attrezzati con un sistema di vendita on line, che ci consentirà estrema precisione in modo da evitare che un appassionato si metta in auto a Milano, arrivi a Ponte di Legno e non possa sciare; abbiamo predisposto un’App che indicherà, minuto per minuto, il tasso di affollamento all’ingresso di ogni impianto di risalita; stiamo formando trenta steward, per aiutare gli sciatori a evitare code e assembramenti; ma ancora una volta sono le autorità sanitarie superiori a essere in ritardo…».
Le società che gestiscono gli impianti hanno più volte rincorso le normative sostenendo costi significativi, senza nessun ritorno. Ecco perché «è fondamentale – sottolinea Demis Zendra, amministratore delegato di Borno Ski Area – tenere alta l’attenzione sui ristori economici». Con gli impianti chiusi, è cresciuto esponenzialmente lo scialpinismo e l’uso delle ciaspole: all’Aprica è stata illuminata la pista panoramica del Baradello «e il venerdì sera – sottolinea Alessandro Damiani, consigliere Aprica Ski Area – è stata aperta agli scialpinisti: ne abbiamo contati in media 600 ogni settimana».
Giuseppe Arrighetti
Sorgente: Sci: c’è il via libera dal 15 febbraio, ma mancano i protocolli
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