MONDIALI DI SCI Anche Kristian Ghedina si è complimentato con l’azzurra nata a Lovere e «contesa» tra le due province
La Fanchini alla ribalta nel superG: «Sono bresciana, però studio a Clusone alla Scuola della neve»
BORMIO Per la serie, gli strani scherzi dell’anagrafe sportiva, risolvete il seguente enigma: Nadia Fanchini è bergamasca o bresciana? Domenica scorsa, mentre la sorpresa dei Mondiali valtellinesi veniva festeggiata come una reginetta del ballo, tiggì e compagnia briscola davano la notizia della quasi medagliata come nuova promessa bergamasca dello sci. La faccenda si può sintetizzare in un intreccio di luoghi di nascita e di residenza con cui, spesso e volentieri, si ingenerano equivoci.
Per interi anni di telecronache sportive Roberto Grigis e Lara Magoni (tanto per citare due azzurri orobici) sono stati bergamaschi di Alzano Lombardo solo perché le loro mamme li avevano messi al mondo al Pesenti Fenaroli, mentre tutti sapevano benissimo che erano selvinesi doc. Questione di annuari (anagrafici) e guide sportive. Si consultano velocemente e si fa riferimento al luogo di nascita, anche se in quel paese il campione ci ha fatto solo «uè uè».
Se si rimane nella stessa provincia, pochi chilometri di distanza da un paese all’altro, poco male, ma se- come in questo caso- si valica altrove, allora la questione si fa più sottile. «Sono bresciana a tutti gli effetti», sorride dolce Nadia che ieri ha lasciato Bormio in compagnia dei genitori, destinazione Montecampione dove vive con la famiglia (salterà la combinata per puntare decisa sul gigante del prossimo martedì).
Eppure qualche attinenza orobica, ospedale loverese a parte, c’è. Innanzitutto «il gene dello sci» che, a detta degli esperti, è sempre stato più prolifico in terra orobica. «Gliel’ho sempre detto- scherza Livio Magoni, suo allenatore fino allo scorso agosto nella squadra B di Coppa Europa- che essere nata a Lovere è stata la sua fortuna. Questo fatto, come dire, le ha dato più scorrevolezza sugli sci, altrimenti sarebbe più «piantata».
Altre attinenze? Scolastiche. Nadia e le sue sorelle Elena e Sabrina, frequentano la Scuola della neve di Clusone, il progetto educativo che consente di unire l’utile (la formazione) al dilettevole (lo sci) senza perdere di vista né l’uno né l’altra. «Questo -rimarca Nadia- è l’aspetto più bergamasco della mia vita, un impegno che sto seguendo con grande serietà, perché anche se lo sci è la mia vita, lo studio è molto importante». Insomma, piccole campionesse bresciane, ma anche un po’ bergamasche, crescono. Elena, la sorella maggiore, ieri nelle prove della discesa libera, ha fatto tremare il polso ad un po’ di gente con una caduta brivido, mentre si attende di vedere al varco anche l’ultima della nidiata Fanchini, Sabrina (per la serie non c’è il due senza il tre).
Intanto, sulla performance di Nadia, si sprecano i commenti positivi e perfino Kristian Ghedina ieri, dopo le prove della discesa libera, ha parlato di lei come della sua erede. Nadia, la Ghedina in gonnella, per la quale non è difficile prevedere un futuro tutto rosa. «L’ho conosciuta quest’estate in Sudamerica e mi ha colpito subito- racconta il campione cortinese- è una ragazza che scia contenta, simpatica, con due gran bei piedi e sci che sa far correre. E’ ancora tanto giovane, ma mi piace perché in fondo mi somiglia». Parla sincero Ghedo che dall’alto della sua esperienza ormai trentacinquennale sogna ancora come un ragazzino. «Se la neve sarà come dico io, sabato vi faccio divertire tutti». Tenetevi forte.
Donatella Tiraboschi