I progetti per la riqualificazione dell’innevamento programmato permetteranno di disporre in ogni stazione di piccoli bacini idrici, di cui è facile capire il valore quando i piromani o la fatalità scatenano gli incendi estivi
La Regione Lombardia ha varato qualche mese fa il progetto H48. Come la sigla suggerisce, si tratta di un’iniziativa volta a rendere più competitive le stazioni sciistiche lombarde, potenziando i sistemi di innevamento programmato in modo che, anche in assenza di precipitazioni, la copertura nevosa delle piste possa essere assicurata nell’arco di 48 ore. Perché richiamare in piena estate un progetto destinato a rivelare le proprie potenzialità strategiche solo durante l’inverno? La risposta ci viene dall’incendio divampato domenica intorno a Montecampione, che ha divorato ben cinquemila metri quadrati di bosco. A contrastare le fiamme, che pure hanno inferto un danno gravissimo al patrimonio forestale, hanno fornito un contributo decisivo i gruppi della Protezione civile camuna. Ma un ruolo importantissimo in quest’opera è stato come sempre svolto dall’elicottero, che ha dovuto compiere una quarantina di viaggi, prima di avere ragione di tutti i focolai. Ma dove si è approvvigionato l’elicottero? Ha attinto al caratteristico laghetto ubicato all’ingresso di Montecampione. Si tratta di una popolare area turistica, dove peraltro l’operatività non è stata semplice a causa della presenza di molte persone. Ma la vicinanza ha permesso comunque di riversare sulle fiamme i quantitativi di acqua necessari per risolvere l’emergenza in tempi rapidi. I progetti per la riqualificazione dell’innevamento programmato permetteranno di disporre in ogni stazione di piccoli bacini idrici, di cui è facile capire il valore quando i piromani o la fatalità scatenano gli incendi estivi. Le soluzioni alternative sono le cisterne dei pompieri, di capienza però forzatamente limitata, oppure i lunghi voli fino al lago d’Iseo, con inevitabile rallentamento delle operazioni e aumento dei costi. A Montecampione sono previsti due piccoli invasi per alimentare l’innevamento, uno a 1200 e l’altro a 1800, al Plan, che dovrebbe essere realizzato dal Comune di Artogne con fondi già stanziati dalla Comunità montana della valle Camonica. A nessuno sfuggono i vantaggi che la creazione di analoghi bacini idrici in ciascuna delle stazioni potrebbe comportare per la protezione del patrimonio boschivo, tenendo conto che proprio quelle aree, molto frequentate, rischiano di essere anche quelle a maggiore rischio di incendio. Spesso la difesa dei boschi si affida a nobili auspici e ad altrettanto nobili appelli alla società civile. Questo degli invasi dell’innevamento programmato è uno dei casi in cui sarebbe invece l’attuazione di serie pratiche di prevenzione a fare la differenza.
Franco Brevini